saudade...

PARA MIS AMIGOS HISPANOHABLANTES :)

MENSAJE PARA MIS AMIGOS HISPANOHABLANTES :)
Hola gente!
Esta va a ser una pequeña descripción de lo que voy a estar haciendo acá, en este espacio virtual que habla de mi Erasmus en Portugal.
Les explico: como ustedes saben, ya estoy a punto de terminar la Uni y este es mi último semestre antes de recibirme.
Parte de mi proyecto final (que básicamente se centra en el choque cultural y las dificultades a la hora de integrarse, con referencias a las funciones del cuento de Propp... si quieren más informaciones, me van diciendo jajaja) va a ser escribir un blog sobre mi experiencia de intercambio, la lengua, lo difícil de adaptarse a una nueva cultura etc etc. Es muy importante para mí, ya que esta va a ser la parte más linda y más central de todo mi proyecto :)
Decidí que cada tanto va a haber un post en castellano, cuando se me ocurra alguna cosita interesante o alguna comparacón con los países hispanohablantes que conozco (sobretodo con mi querida Argentina), para que ustedes, si es que están interesados, puedan saber que es lo que va pasando en esta tierra portuguesa :)
Un abrazo y un saludito!!

mercoledì 18 maggio 2016

JANTAR DE GALA E AMENE RIFLESSIONI

Abitudini portoghesi, capitolo secondo: JANTAR DE GALA.

Spesso e volentieri, a causa delle molte difficoltà burocratiche che sto incontrando durante questo percorso, ho pensato che forse sarebbe stata una scelta più saggia il venire qui durante il primo semestre. Allo stesso tempo, però, devo ammettere che essere qui alla fine dell’anno ha i suoi vantaggi particolari: fra questi, la serie interminabile di eventi che caratterizzano la conclusione dell’anno accademico.

Va detta una cosa: i portoghesi sentono molto lo spirito di appartenenza all'università. Avete presente quelle università inglesi di inizio Novecento, con gli studenti vestiti di nero, che passeggiano dentro edifici antichi e mettono su strani riti d’iniziazione per i nuovi arrivati … il tutto vagamente inquietante? Ecco. Spostatelo ai giorni nostri e mettetelo qui in Portogallo. Davvero.

La festa del Caloiro (durante la quale le matricole, i nuovi arrivati, festeggiano la “liberazione” dalla schiavitù che per due mesi li ha costretti ad eseguire gli ordini del loro “padrino” o “madrina” appartenente all’ultimo anno) si svolge a Novembre. Gli studenti dell’ultimo anno indossano il loro “traje” (una sorta di uniforme nera che comprende camicia bianca, pantaloni/gonna, scarpe eleganti e un ENORME mantello nero che fa molto Transilvania e viene ricoperto di “emblemas” cuciti durante gli anni) e le “tunas” (bande di studenti che cantano, suonano e ballano canzoni tradizionali della cultura accademica e non) danno spettacolo; una grande festa, insomma, che non ho avuto la fortuna di vivere ma che ho conosciuto a pezzettini (concerti di tunas, gente aleatoria che passeggia per l’università in uniforme, foto, racconti).



Quello che succede fra Aprile e Maggio, invece, è un po’ più sentimentale: già da Aprile i portoghesi, che sono legatissimi al loro periodo universitario, iniziano a dire addio all’anno accademico. Il che inizia a fine Aprile, quando tutte le facoltà organizzano il loro “jantar de gala” (letteralmente, cena di gala), e culmina a fine Maggio con la “semana academica” e la “queima das fitas”: di queste ultime parlerò molto a breve (sto già decorando le mie fitas e l’emozione per la settimana accademica è nell’aria), e adesso vorrei raccontare quale assurdo momento di festa sia un jantar de gala portoghese.



Perché assurdo?

Perché i portoghesi, normalmente molto alla mano e sempre estremamente rilassati, si vestono a festa. Per un jantar de gala è richiesto l’abito formale. Scarpe col tacco, trucco, vestiti importanti, smoking per i ragazzi, camicie e cravatte, capelli fatti dal parrucchiere; io, che alla fine non avevo molto tempo ne’ denaro da spendere in fronzoli vari, mi sono limitata al vestito e ai tacchi … ma alcune mie compagne, senza scherzare, erano vestite come per andare a un matrimonio. Per un paio di settimane, a partire dalle otto di sera, Evora si riempie di gruppi e gruppetti vestiti a festa; è molto facile individuare chi sta andando ad un jantar de gala.
La cena è rivolta a tutti i componenti della facoltà, ex alunni e professori compresi.

Lo stupore più grande, però, non è stato tanto l’abbigliamento quanto il dove e come tale magnifico evento ha avuto luogo: un’intera palazzina del centro storico è stata affittata, addobbata, decorata con tavoli rotondi e specchi, munita di casse e postazione da DJ e supervisionata da un’intera equipe di catering (!!!) . Il tutto per il modico prezzo di 15 euro a persona. Non so come sia possibile, ma sembra che nessuno dei miei colleghi lo trovi strano; Dio benedica il Portogallo.

                       (Un momento di entusiasmo durante la cena.)

Come una processione, gli studenti entrano nel luogo prescelto per la cena e prendono posto ai tavoli; sono i camerieri stessi a servire da bere (birra e sangria senza limiti), e il cibo consiste nel tipico baccalà (uno dei piatti più tradizionali della cucina portoghese). Per noi vegetariani c’è l’alternativa: risotto con funghi e spezie.
Studenti e professori siedono insieme. Partono cori su cori (altro elemento tipico della cultura, per così dire, giovanile del Portogallo) affinché tutti quanti bevano almeno un bicchiere: si nominano professori (che, a fine serata, sono tornati a casa un po’ barcollanti e sicuramente molto felici), studenti chiamati per nome, per anno, per nazionalità, per mese di nascita, per corso (io da sola sono stata infilata in un coro almeno dieci volte. In quanto studentessa di lingue, poi del corso di lingue e letterature, poi del terzo anno, poi in quanto straniera, poi in quanto erasmus, poi in quanto italiana, poi in quanto nata a Gennaio … e così via.) . Musica. Tutti scattano foto, si abbracciano, parlano, ballano. Si, professori compresi.


E’ stato veramente bellissimo.

Penso che sia fondamentale, per noi che viviamo qui solo un breve periodo della nostra vita, prendere parte a questi eventi così importanti per i portoghesi. Mi hanno fatta sentire parte del loro gruppo, della loro università. Hanno parlato e ballato con me, mi hanno offerto da bere ed invitata a brindare con loro. Mi hanno tenuto un posto al loro tavolo. E, più che all’ansia per gli esami (che è il sentimento unico, onnipresente e inevitabile del mio Aprile/Maggio italiano), mi hanno fatto sentire la malinconia allegra di essere alla fine di un percorso: per la prima volta, da quando ho iniziato a studiare all’università, mi sto fermando a riflettere su tutto quello che ho vissuto e su quanto sia stato veloce, intenso e importante. 

Il Portogallo mi sta facendo sentire il peso del tempo e l’importanza del celebrarlo: mi sta regalando del tempo per rendermi conto che sono alla fine del mio primo percorso universitario. E sto vivendo tutto questo insieme ai miei nuovi amici e colleghi, che senza farsi domande me ne hanno condiviso il lato migliore: quello di essere, almeno per qualche mese, una di loro. Probabilmente non avrei potuto chiedere miglior modo per concludere questi tre anni: vestita a festa, circondata da allegra confusione, e parlando portoghese.

Il fatto di scandire in questo modo il tempo degli studi fa capire ai miei colleghi quanto sia importante vivere il periodo universitario non solo come impegno e (spesso e volentieri) stress, ma come un percorso di crescita che porta al raggiungimento di un traguardo che non è solo accademico ma personale.

Mi viene da ripensare al corso di cultura russa che ho avuto l’anno scorso, in cui si parlava di una cultura rituale che nelle società odierne è praticamente scomparsa … tranne che in determinate situazioni e in certi ambienti, fra i quali spicca quello universitario di alcuni paesi. Il ritualizzare ci aiuta a superare il trauma del cambiamento, e a viverlo come un passaggio necessario. Lo vedo nel modo in cui italiani e portoghesi affrontano il periodo degli esami e il periodo della fine del percorso triennale: i primi con ansia, rabbia e paura di ciò che accadrà nell’anno successivo; i secondo che (pur avendo il loro carico di studio e dubbi riguardo alla vita futura) attraverso i tanti momenti di addio trovano un senso nella loro esperienza. Riescono a viverla più serenamente.

Uno dei momenti più belli di questo Erasmus è sicuramente quello vissuto insieme ai miei compagni durante il jantar de gala. Pensare che si sia trattato solo del preludio non fa che rendermi ancora più ansiosa di vedere cosa succederà, a breve, durante la queima.


Beijinhos

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